I sonetti

LXXVIII L’Amante

Lo Dio d’Amor per tutto ‘l regno manda Messaggi e lettere a la baronia: Che davanti da lui ciaschedun sia, Ad alcun priega e ad alcun comanda; E ch’e’ vorrà far lor una domanda La qual fornita converrà che·ssia: D’abatter il castel di Gelosia, Sì ch’e’ non vi dimori inn-uscio banda. Al giorno ciaschedun si […]

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LXVI Amico

“Se·ttu ài altra amica procacciata, O ver che·ttu la guardi a procacciare, E sì non vuo’ per ciò abandonare La prima cu’ à’ lungo tempo amata, Se·ttu a la novella à’ gioia donata, Sì dì ch’ella la guardi di recare In luogo ove la prima ravisare No·lla potesse, ché seria smembrata. O s’ella ancor ne

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LXXIV L’Amante

Intorno dal castello andai cercando Sed i’ potesse trovar quell’entrata La qual FolleLarghezza avea fondata, Per avacciar ciò che giva pensando. Allor guardai, e sì vidi ombreando Di sotto un pin una donna pregiata, Sì nobilmente vestita e parata Che tutto ‘l mondo gia di lei parlando. E sì avea in sé tanta bellezza Che

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LXXIII L’Amante

Così mi confortò il buon Amico, Po’ si partì da me sanza più dire; Allor mi comincià’ fort’a gechire Ver’ MalaBocca, il mi’ crudel nemico. Lo Schifo i’ sì pregiava men ch’un fico, Ch’egli avea gran talento di dormire; Vergogna si volea ben sofferire Di guerreggiarmi, per certo vi dico. Ma e’ v’era Paura, la

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LXXII Amico

“Or sì·tt’ò detto tutta la sentenza Di ciò che·ssaggio amante far dovria: Così l’amor di lor guadagneria, Sanz’aver mai tra·llor malivoglienza. Se mai trai di pregion Bellacoglienza, Sì fa che·ttu ne tenghi questa via, Od altrimenti mai non t’ameria, Che ch’ella ti mostrasse in aparenza. E dàlle spazio di poter andare Colà dove le piace

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LXXI Amico

“L’uom’apella il camin TroppoDonare; E’ fu fondato per FolleLarghezza; L’entrata guarda madonna Ricchezza, Che non i lascia nessun uon passare, S’e’ nonn-è su’ parente o su’ compare: Già tanto nonn-avrebbe in sé bellezza, Cortesia né saver né gentilezza, Ched ella gli degnasse pur parlare. Se puo’ per quel camin trovar passaggio, Tu·ssì abatterà’ tosto il

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LXIX Amico

“A te sì non convien far disfidaglia, Se·ttu vuo’ ben civir di questa guerra: Lasciala far a’ gran’ signor’ di terra, Che posson sofferir oste e battaglia. MalaBocca, che così ti travaglia, E traditor: chi ‘l tradisce non erra; Chi con falsi sembianti no·ll’aferra, il su’ buon gioco mette a ripentaglia. Se·ttu lo sfidi o

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