XXXV L’Amante e Ragione

Languendo lungiamente in tal manera,
E non sapea ove trovar socorso,
Ché ‘l tempo fortunal che m’era corso
M’avea gittato d’ogne bona spera,
         Allor tornò a me, che lungi m’era,
Ragion la bella, e disse: “Tu·sse’ corso,
Se·ttu non prendi i·me alcun ricorso,
Po’ che Fortuna è ‘nverso te sì fera.
         Ed i’ ò tal vertù dal mi’ Segnore
Che mi criò, ch’i’ metto in buono stato
Chiunque al mi’ consiglio ferma il core;
         E di Fortuna che·tt’à tormentato,
Se vuogli abandonar il Die d’Amore,
Tosto t’avrò co·llei pacificato”.

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