Le rime XXXIV

Ballata, di scuola stilnovistica, indirizzata a una donna, la "pargoletta" amata da Dante fra il 1290 e il 1300, probabilmente verso la metà del decennio, fra il periodo dell'amore per Beatrice e l'amore per la donna-pietra

«I' mi son pargoletta bella e nova,

Che son venuta per mostrare altrui

De le bellezze del loco ond'io fui.

I' fui del cielo, e tornerovvi ancora

Per dar de la mia luce altrui diletto;

E chi mi vede e non se ne innamora

D'amor non averà mai intelletto,

Ché non mi fu in piacer alcun disdetto

Quando Natura mi chiese a Colui

Che volle, donne, accompagnarmi a vui.

Ciascuna stella ne li occhi mi piove

Del lume suo e de la sua vertute;

Le mie bellezze sono al mondo nove,

Però che di là su mi son venute:

Le quai non posson esser canosciute

Se non da canoscenza d'omo in cui

Amor si metta per piacer altrui».

Queste parole si leggon nel viso

D'un'angioletta che ci è apparita:

E io, che per veder lei mirai fiso,

Ne sono a rischio di perder la vita:

Però ch'io ricevetti tal ferita

Da un ch'io vidi dentro a li occhi sui,

Ch'i' vo piangendo e non m'acchetai pui.

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